Written by 10:48 pm Pensieri di corsa • One Comment

L’orologio, il cardio, il gps, il programma, la media, l’altimetria……e l’atleta?

L'orologio

Dai, oggi usciamo a correre perché e’ martedì ed il programma dice che dobbiamo fare 12 km a 4.30 con le pulsazioni che non devono superare i 170 bpm e se possibile va fatto con almeno 250 mt di dislivello.

E così dopo una giornata iniziata con i bambini che piangevano perché non volevano andare all’asilo, la coda sulla tangenziale e mille problemi sul lavoro, un pranzo frugale con un panino davanti al pc e lo stress di chiudere l’ultima telefonata per ritrovarci a correre, ecco che ci cambiamo, calziamo le nostre mitiche scarpe da running e allacciamo il nostro super orologio.

Una volta l’orologio ci prendeva praticamente solo i tempi tra una ripetuta e l’altra o di una sessione intera di corsa. Oggi fa tutto….deve solo imparare a spruzzarci l’integratore mentre corriamo.

Indubbiamente ha un’utilità non indifferente e non potrei mai farne a meno. Posso ad esempio controllare ritmo, cuore, percorsi, verificare e confrontare i miei allenamenti, mi impone di andare ad una certa velocità prestabilita, tuttavia a volte e per alcuni atleti può diventare motivo di stress e di peggioramento delle proprie performance.

Questo accade soprattutto se utilizziamo l’orologio strettamente legato ad un programma di allenamento.
Molti runner oggi scaricano programmi impostando peso, altezza, capacità atletiche, giorni disponibili per gli allenamenti e obiettivo.

Peccato che il programma, ossia l’allenatore virtuale che non ti vede mai, che non osserva il tuo appoggio, la tua tecnica di corsa o la tua interpretazione di gara, e tanto meno sa che un’ora prima di sei stressato per una estenuante riunione, non riesce a valutare queste variabili e capire che forse, questo martedì non ce la farai mai a fare quell’allenamento.
Il suggerimento è dunque quello di non essere mai schiavi dell’orologio e dei programmi, di utilizzarli con intelligenza adattandoli sempre alle nostre condizioni fisiche del momento senza aver paura di dover cambiare o addirittura “saltare” la sessione.

Cerchiamo di ascoltare sempre il nostro corpo e la nostra mente, di forzare ma senza superare il limite del benessere.
Spesso recuperare un giorno in più ci fa migliorare nella sessione dopo.

Personalmente almeno due volte la settimana mi capita di correre senza orologio: magari durante il lento di rigenerazione o magari semplicemente perché sono stanca. E’ bello perché sono i giorni in cui posso godermi di più il paesaggio, in cui al termine della sessione lo stress mi è scivolato via tutto e mi sento nuova, in cui termino pensando che il giorno dopo potrò fare probabilmente un bel fondo medio.

Sono i giorni un cui dico: esco a correre, per il piacere immenso di correre.

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