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La mia maratona di Berlino: Proviamoci.

Maratona di Berlino

Major Word Marathon numero 5, Berlino. Un sogno, una sfida lunga 42 km e quasi 200 metri e tanta voglia di conoscere la città che ha contribuito nel bene e nel male a plasmare l’Europa che conosciamo oggi.

La preparazione verso questo appuntamento è andata abbastanza bene. Parto con la consapevolezza di poter correre un personale e magari, perché no, raggiungere il sogno di tagliare il traguardo sotto le 2 ore e 40 minuti. I lunghi sono andati bene, ho qualche dubbio sul passo gara non avendo praticamente gareggiato mai dopo la maratona di Tokyo a Febbraio, ma ormai ci siamo e non posso cambiare il passato.

Venerdì – Partenza verso Berlino

Arriviamo a Berlino il venerdì notte con i miei amici e compagni di squadra Mike e James e ovviamente con Claudia, alla sua seconda esperienza nella speciale professione di cheerleader. Sono sorpreso dell’aeroporto, vecchio e poco accogliente. Abituato ai livelli di tutti gli aeroporti di Londra, ormai le mie aspettative sono sempre alte quando viaggio.

Affamati, arriviamo in hotel alla mezzanotte. L’albergo, Hotel Lützow, l’ho scelto a un chilometro dalla partenza, è centrale ma in una via silenziosa della città, ottimo per riposare la notte prima della gara. Visto l’orario, non troviamo nulla di aperto per cenare, se non un pub aperto 24h. Riusciamo a mangiare un piatto di bratwurstel e patate in insalata. Non il massimo della gastronomia mondiale, ma meglio che un calcio nel sedere.

Sabato – La vigilia

Il Sabato inizia un po’ a rilento. Ci svegliamo tardi, stanchi dal viaggio. Alle 10 beneficiamo della colazione a buffet dell’albergo, abbondante e soddisfacente. Dopo aver incontrato una paratleta Londinese di colore molto simpatica che ci racconta mezza vita, riusciamo a sganciarci per raggiungere l’Expo della Maratona, dove dobbiamo ritirare il pettorale della gara.

L’Expo della Maratona di Berlino è a poche fermate di metro dal centro, raggiungibile in 20 minuti. L’organizzazione è buona ma non ottima se comparata con le altre Major Marathons. Troppa coda all’entrata e un po’ di confusione per trovare i vari punti critici. Mi ha stupito molto scoprire che pochi berlinesi parlano l’Inglese, anche tra i giovani.

Non ti annoio troppo parlandoti dell’Expo, che è simile a tutti gli Expo di questi grandi eventi. Tanto marketing e merchandising a costi proibitivi, ma nonostante tutto sempre pieno di atleti che ci cascano e escono con buste piene di roba e portafogli alleggeriti. Il sottoscritto non è l’eccezione che conferma la regola…

Il resto del sabato lo passiamo a scoprire Berlino. Città dalle mille anime e sfaccettature. Triste, fredda e scura ma allo tempo giovane, vibrante e divertente. Si percepisce ancora il dolore del muro, della guerra e dell’olocausto. I pezzi di muro sparsi per la città come fosse un museo a cielo aperto e il grande Memorial to the Murdered Jewish of Europe non aiuta a scrollarsi di dosso una sensazione un po’ tetra e di dolore, che a volte percepisco nel riflesso delle facce delle persone più anziane.

Scopriamo con emozione anche il monumento che incontrerò domani, negli ultimi metri della maratona, il Brandemburgh Tor in Pariser Platz.

La giornata scorre via veloce dettata dal ritmo del mio cuore, sempre più alto per l’emozione pre-maratona. In albergo preparo il necessario per la gara come da tradizione con foto di rito. Cena in un ristorante sardo, La Sardegna, che consiglio vivamente per la cucina e la simpatia della titolare (gestione famigliare).

La sveglia suonerà alle 6:30, la gara inizierà alle 9:15 e siamo vicini alla partenza. La notte mi porta riposo di qualità, nonostante l’emozione riesco stranamente a dormire.

Domenica – Giorno dell’impresa

Prima della partenza Maratona di Berlino

Prima di entrare nel gate.

E’ arrivato il giorno tanto atteso. Mi sono immaginato questa giornata spesso, sopratutto durante le corse lunghe a Londra o nelle giornate torride spagnole. Mi sono sempre allenato pensando all’emozione della gara. Berlino è tecnicamente la maratona più veloce del mondo. E’ l’unica maratona che può vantare 7 record mondiali maschili e 3 femminili, compreso il record maschile attuale. Ogni atleta agonista arriva qui con la consapevolezza dei avere un’opportunità immensa per tornare a casa con un personale. Le condizioni del percorso sono ideali: lunghi tratti senza cambi di direzione e un dislivello quasi azzerato.

La mattina faccio colazione con il porridge, ma come al solito, sono talmente emozionato che non ho appetito. Mangio solo 4-5 cucchiai e devo abbandonare li il tutto. Riesco quantomeno a bere in abbondanza.

Piove e non fa caldo (modo ottimistico per definire un tempo di m). Situazione classica nei peggiori incubi di un maratoneta. Camminiamo verso l’inizio della gara, un chilometro e poco più dall’albergo. Appena abbandoniamo la strada silenziosa del nostro albergo, troviamo già decine di atleti che come noi si dirigono verso il “villaggio degli atleti”, così viene chiamata l’area che racchiude le varie partenze della maratona.

La passeggiata verso lo start è interrotta più volte dai miei stimoli urinari. Lo stress e il freddo mi creano non pochi problemi. Dovrò fermarmi 5 volte.

Saluto Claudia dopo una foto di rito e un abbraccio caloroso e mi dirigo verso il mio gate di partenza, il gate B, situato a fianco del parco.

La partenza della gara è prevista alle ore 09.15 da Straße des 17. Juni, tra la Porta di Brandenburgo e la Colonna della Vittoria.

Divisa da Gara

Il dietro della mia divisa da gara.

Qui svolgo un po’ di riscaldamento e continuo ad usufruire delle tante piante a disposizione per svuotare la vescica, che si riempie alla velocità della luce per altre 5 volte.

Sono le 9, partono gli atleti con le handbike. L’emozione decolla. Mancano 15 minuti alla partenza che aspetto da 4 mesi. Piove e ed è fresco, ma non mi preoccupa più di tanto.

Lo speaker aiuta a far salire la tensione con il tono della voce e probabilmente anche con il contenuto ma non conoscendo il tedesco, ignoro di cosa stesse parlando.

Pochi secondi al via. Setto l’orologio, penso a Claudia e a tutti gli amici che mi stanno seguendo live al computer e al cellulare e mi faccio forza. Partito.

Il cuore in questi istanti fa un salto, la mente si blocca, le orecchie isolano solo il frastuono della gente ai bordi della strada a tifare con l’anima. Nemmeno il tempo di farsi prendere da un po’ di emozione e di sentire il viso bagnato per una lacrima che passa il primo passaggio, KM1. Sono ufficialmente in gara, a Berlino, per concludere la mia penultima Major Marathon mondiale sotto le tre ore, possibilmente sotto le 2:40.

Tutto bene. Le gambe girano e la mente è libera. La prima parte di gara è tutta pianeggiante, il pubblico è numeroso e a volte rumoroso, come me lo aspettavo. Pioviggina, fa freddo ma l’adrenalina non mi fa sentire nulla. Completo i primi chilometri alla media che avevo in mente, poco sotto i 3:50, giusto per correre in 2 ore e 40 minuti o poco meno. Passo al primo checkpoint dei 5 km in 19:09 (3:50). Quasi perfetto, devo solo togliere un paio di secondi e sono in linea! Do un bacio al mio anello pensando a Claudia e agli amici a casa che mi stanno seguendo al computer e mi preparo mentalmente per i prossimi 5 km.

Accellero leggermente il passo, ma in maniera quasi impercettibile. Sto sempre molto bene. Ho tempo di guadare anche i battiti cardiaci sul mio Garmin 630 (compagno di viaggi indispensabile). I battiti sono bassi al punto giusto da farmi capire che a livello aerobico non sto faticando. Infatti passo preciso come un orologio svizzero al secondo checkpoint in 18:57, media da 3:48 al km. Sono già al decimo. Altro bacio all’anello pensando alla mia futura moglie. Ogni tanto la cerco tra i bordi della strada, senza successo. Ci sono oltre un milione di persone a tifare i maratoneti, sarà difficile incontrarla.

Fino ad ora va tutto come previsto. Prendo il mio primo gel (ne ho 4, uno ogni 10Km). Ora piove un po’ di più.

Il checkpoint dei 15 km arriva in fretta, sono ancora preciso, media di 3:48 e passaggio da 18:58, tempo in fotocopia ai precedenti 5km. Inizio a pensare di poter fare una grande impresa personale.

Maratona di Berlino - Simone Luciani

Una curva impegnativa sul bagnato.

Tra il sedicesimo e diciannovesimo chilometro sto ancora bene, controllo i battiti cardiaci medi e vedo che non superano i 172. Ottimo segnale. Aerobicamente sono ben preparato. Non posso far altro che pensare positivo, finché al chilometro venti inizio ad avere i primi segnali che qualcosa non va. Faccio un paio di parziali da 3:53 e inizio a sentire le gambe stranamente rigide. Passo al checkpoint dei 20KM in 19:24, 3:53 di media. Ho rallentato, senza volerlo. Il passaggio alla mezza è in 1:19:23. Ancora ottimo per fare un PB, ma sono preoccupato.

I muscoli si stanno irrigidendo ogni chilometro sempre di più. I miei parziali al chilometro crollano. Inizio a correre a 4 minuti al chilometro dal 24esimo e da li non vedrò  mai più un parziale sotto i 4.

Ho un primo crampo al polpaccio sinistro intorno al chilometro venticinque, dove passo sconsolato e preoccupato di non poter finire la gara. La pioggia ora si che inizia a dare fastidio, le mie certezze sono crollate. Prendo il mio secondo gel.

Da qui in poi la mia gara è una continua lotta tra i pensieri negativi che avanzano e portano via sempre più energia mentale e fisica. Ho fatto poco più di metà gara ma sono già nel bel mezzo del muro.

Maratona di Berlino - Simone Luciani

Sono ancora fresco e corro molto bene.

La maratona di Berlino è piatta e probabilmente la più veloce del mondo, visti i suoi record del mondo, ma in questo momento mi sembra di correre una gara piena di salite. Ogni singola lieve incrinatura dell’asfalto si presenta alla mia mente come una scalata. Chilometro trenta. Ci ho messo ventuno minuti a fare questi cinque chilometri. Media di 4:12, peggio che un ritmo d’allenamento. Ormai il mio unico pensiero è quello di incontrare Claudia, che dovrebbe essere nei dintorni. Solo lei può darmi l’energia per finire la gara. Ormai il personale è fuori dalla mia portata, ma devo ancora finire la gara sotto le tre ore per non rovinare anche il mio secondo sogno, finire tutte le 6 major sotto le tre ore. Posso ancora farcela, anche se in questa fase vorrei solo fermarmi ed andare in hotel. Prendo il terzo gel, sperando che abbia un effetto magico, non pubblicizzato. Ne ho davvero bisogno.

Ormai le gambe non ci sono più, fanno male, i muscoli sono rigidi, ho dei piccoli crampi ad entrambi i polpacci. Ma come diavolo è possibile? Mi sono allenato bene, ho fatto parecchi lunghi e anche a buon ritmo. Perché ora sto soffrendo così?

Simone Luciani Maratona di Berlino

Incito il pubblico per caricarmi. Sono cotto.

La pioggia non smette di scendere, in realtà è poca ma a me sembra un diluvio. Inizio a vedere atleti fermi per strada, altri che camminano. Li incito a riprendere, in realtà lo faccio più per me che per loro.

La gente di Berlino è magnifica, il tifo é sempre caloroso. Ma la mia Claudia dov’è? La cerco ma non la trovo ancora. Sono triste e ancora più demoralizzato, ormai sono al passaggio dei 35 km, dove passo con un parziale di 22:37, il buio più totale.

Le gambe fanno male ma ormai con la mente mi spingo ad oltranza. I crampi peggiorano di intensità e mi aiuto con il pubblico, alzando le mani e chiedendo applausi. La folla reagisce con applausi e incitamenti e nel frastuono vedo finalmente Claudia, al 36esimo chilometro. Finalmente la luce. Le mando un bacio e mi commuovo. Ormai devo finirla, stringo i denti, ma la finirò e il tempo  non importa.

Prendo un altro gel, l’ultimo, guardo l’orologio e faccio un calcolo veloce per capire la proiezione all’arrivo. Posso ancora correre sotto le tre ore, nonostante il mio calvario. Mi rallegro e inizio a tirare, ma per pochi metri perché mi parte un altro crampo. Arrivo al checkpoint del 40esimo malandato con un parziale di 22:53, il peggiore. Sto faticando a tenere a bada i pensieri più negativi, ma ormai mancano due chilometri.

Arrivo Maratona di Berlino

L’arrivo. Non so come ma ci sono riuscito.

Inizio ad intravedere il maestoso Brandenburg Gate, ormai ci sono. Ultimi metri di sofferenza, alzo il rimo, mi trascino una gamba e saluto il pubblico. Vedo il mio tempo in lontananza e non posso far altro che fare un allungo goffo per fermare il cronometro in 2:51:35. La commozione al traguardo è tanta, nonostante tutto è andata. Non come speravo, ma anche la quinta Major è in cassaforte.

Sono grato e mi rendo conto di essere fortunato. Ho avuto modo di correre e finire un’altra grande maratona. La gioia è enorme anche senza personali e temponi. Avrò tempo di analizzare cosa non ha funzionato. Come sempre. Intanto mi godo la medaglia e il dolore post gara.

Conclusione: La mia opinione sulla Maratona di Berlino

La pioggia e il clima freddo non ha aiutato a rendere questa la mia maratona preferita, ma l’ho apprezzata. L’organizzazione è stata quasi perfetta. Mi è piaciuto il fatto di aver avuto tempo di andare al bagno più volte e i vari gate erano ben organizzati.

Il percorso è bello, mai noioso. La gente è calorosa, un pò meno di Londra e New York, ma siamo ad alti livelli, considerando anche il tempaccio.

L’arrivo è emozionante. Entrare nel mitico Brandenburg Gate toglie il fiato. Il mio ricordo è e sarà sempre positivo.

Grazie Berlino e chissà, forse arrivederci.

Ora testa all’ultima Major, Chicago, passando dalla Maratona di Parigi in Aprile 2018.

A presto!

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