Nel mondo della corsa moderna, i runner hanno a disposizione una quantità di informazioni mai vista prima, grazie a dispositivi indossabili e app sempre più potenti. Questo ci offre un kit digitale eccezionale per ottimizzare la nostra performance. Tuttavia, non sempre più dati significano migliori risultati. Ecco come un runner può trarre il massimo dai propri dati senza cadere nella trappola del sovraccarico di informazioni.
Indice articolo
Perché i dati sono utili per i runner?
Feedback chiaro e preciso
I dati forniscono prove tangibili che ti permettono di capire se stai andando nella giusta direzione. Misurare miglioramenti di velocità a parità di frequenza cardiaca, confrontare tempi su percorsi simili o verificare se il recupero tra una corsa e l’altra sta migliorando, sono tutti segnali che il tuo allenamento sta funzionando.
Vuoi preparare la tua prossima gara con un coach che ti può aiutare a migliorare? Puoi avere un coach a tua disposizione o avere una tabella personalizzata, a secondo della tua esigenza. Alleniamo anche con il cross training e appunto il salto con la corda. Siamo tra i pochi a usare tecniche di questo tipo nella nostra preparazione.
Conosci meglio il tuo corpo
Parametri come la variabilità della frequenza cardiaca (HRV) e il monitoraggio del sonno ti danno una visione profonda di come il tuo corpo sta recuperando. Questi dati possono aiutarti ad adattare l’allenamento se emergono segni di fatica o sovraccarico.
Migliora la concentrazione
Sapere con precisione il passo, la potenza o la frequenza cardiaca necessari per una sessione può aiutarti a mantenere il focus. Oggi è possibile caricare allenamenti direttamente sull’orologio che ti guida passo passo, permettendoti di concentrarti sulla tecnica, come la cadenza o il tempo di contatto col suolo, piuttosto che sui risultati finali.
Oggettivizza la percezione dello sforzo
Molti runner faticano a valutare correttamente lo sforzo percepito. Alcuni credono di correre “facile” mentre sono quasi al massimo delle loro capacità, mentre altri pensano di essere al limite ma sono in grado di conversare. La frequenza cardiaca offre un parametro oggettivo per orientarti e garantire che stai rispettando le zone di allenamento.
Disciplinati attraverso i dati
Dati come la frequenza cardiaca e il passo danno ad ogni corsa uno scopo ben preciso. Troppi runner iniziano troppo forte o esagerano con l’intensità durante le sessioni di recupero, rischiando di compromettere le prestazioni nelle sedute chiave. Con i dati, puoi impostare un ritmo più disciplinato e coerente.
Metti le cose in prospettiva
Se una sessione non va come speravi, puoi consultare altri dati come la HRV, la qualità del sonno o il carico di allenamento. Questi elementi possono aiutarti a comprendere meglio i motivi di una performance non ottimale e a non demoralizzarti.
I limiti dell’analisi dei dati nella corsa
La progressione non è lineare
Affidarsi troppo ai dati può scoraggiare chi si aspetta di vedere progressi immediati. Il miglioramento richiede tempo, e una sovra-analisi può portare frustrazione. Ricorda che l’allenamento deve essere un processo continuo, e non sempre i numeri riflettono i progressi a breve termine.
Perdita dell’essenza della corsa
Per molti, la corsa è un’attività meditativa, un modo per staccare dal mondo digitale. Se corri principalmente per rilassarti o per avere un po’ di “headspace”, chiediti se hai davvero bisogno di tutti questi dati. A volte, l’essenza stessa della corsa risiede nella semplicità del movimento.
Distrazioni esterne
Basarsi esclusivamente sui dati può far perdere il contatto con le sensazioni che il corpo trasmette. Allenarsi utilizzando il RPE (Rate of Perceived Exertion), ossia la percezione soggettiva dello sforzo, può spesso essere un approccio efficace e più intuitivo rispetto al controllo ossessivo dei dati.
Il rischio di “dipendere dai numeri”
Strutturare ogni allenamento seguendo rigidamente i numeri può ridurre la corsa a una semplice equazione. Tuttavia, la vita non è così prevedibile. Ci saranno giorni in cui un passo di 5 minuti al chilometro sarà una passeggiata e altri in cui sarà una sfida. I dati non possono sempre spiegare queste fluttuazioni.
Bias biomedico
Siamo portati a dare più valore a ciò che possiamo misurare, ma questo non significa che tutto ciò che non è misurabile non sia altrettanto importante. Fattori come il tuo stato d’animo, i livelli di stress o la motivazione personale sono componenti chiave della performance, ma spesso vengono ignorati perché non sono facilmente quantificabili.
Il “giudice” al polso
Per alcuni runner, la continua “valutazione” proveniente dal proprio orologio diventa una pressione negativa. Gli allenamenti servono a migliorare la forma fisica, non a giudicarla. Il rischio è quello di sentirsi costantemente sotto esame, perdendo la spontaneità e il piacere della corsa.
Validità e affidabilità
I dati sono utili solo se raccolti correttamente. Anche con la tecnologia più avanzata, gli errori umani (come un sensore posizionato male) possono compromettere l’accuratezza delle rilevazioni, portando a conclusioni sbagliate.
Inseguire i numeri
Concentrarsi troppo sui dati durante la corsa può portare a decisioni sbagliate. Se sei troppo attento al GPS o a un segmento di Strava, potresti essere tentato di spingere troppo durante una corsa di recupero, compromettendo la tua preparazione complessiva.
Pensiero meccanico
Ricorda che sei un essere umano, non una macchina. Le emozioni, le intuizioni e la psicologia giocano un ruolo fondamentale nella corsa. Non permettere che la tecnologia prenda il sopravvento sul tuo istinto. A volte, lasciare l’orologio a casa e ascoltare il proprio corpo è il miglior allenamento possibile.
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Conclusione
I dati di corsa sono uno strumento potente, ma vanno usati con intelligenza e moderazione. Impara a interpretarli senza diventarne schiavo e ricorda che, alla fine, la corsa è un’esperienza che coinvolge mente e corpo, non solo numeri e algoritmi.
Chi ha scritto questo articolo?
Sono Simone Luciani, Running Coach certificato UESCA e nutrizionista sportivo abilitato in UK. Alleno le persone a trovare la propria migliore versione attraverso l’atto trasformativo della corsa. Sono un’atleta da oltre 20 anni, spaziando dal mezzo fondo fino all’ultra maratona. Puoi leggere di più su di me qui.
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