Domenica corro la mezza maratona del Lago Maggiore o, come la chiamano i runner e gli organizzatori quando parlano in gergo, la LMHM. Che se la chiami così mentre corri minimo inciampi e non ci puoi più andare.
La preparo da alcuni mesi, con molti allenamenti e in mezzo una bella gara storica delle mie zone, la Biella – Piedicavallo che con 19 km e circa +600 dsl mi ha testato per bene e che ho chiuso con un ottimo 1h31′ ed una contrattura al polpaccio. Ora… quando ho iniziato a correre non avevo alcuna aspettativa dalle mie sgambate. Non avevo obiettivi. Ad agosto 2014, l’ultimo allenamento solitario prima del mio primo allenamento con la mia squadra è stato terminato a 6’/km. E molta soddisfazione da parte mia.
Mi sono sempre ripromesso di correre per il piacere di correre, per il piacere di sudare e scaricare stress, tensioni, fatiche. Col cavolo.
Domenica ho un obiettivo molto chiaro, che nonostante mi ripeta quanto non sia importante il tempo mi picchietta in testa dicendo “no, non è importante il tempo, non è affatto importante… ma se non cresci… ma se non ti migliori… ma se non togli qualche secondo… a cosa serve?”.
Quindi domenica sarò pienamente soddisfatto solo in due casi:
1) Tempo inferiore a 1h29’59”
2) Salto (in gergo significa “scoppio”, “crollo”… non arrivo alla fine o ci arrivo con estrema fatica) e capisco perché sono saltato
In entrambe le ipotesi finirò la LMHM conoscendomi un po’ meglio.
PIC by Edwin van Buuringen@flickr