Nella mia tabella di allenamento settimanale è quasi sempre previsto un “sabato all’aeroporto” , una mattinata dedicata ai “lunghi” o agli allenamenti più impegnativi e che richiedono più tempo.
L’aeroporto in questione è quello di Cerrione, un luogo immerso nella bassa biellese. Alcuni anni fa si vociferava che EasyJet avrebbe previsto un volo settimanale Cerrione-Londra. A Biella (50mila anime, città scollegata dalle principali vie di comunicazione e servita da Ternitalia come si servirebbe a tavola il proprio peggior nemico) dilagava l’entusiasmo generale, poi EasyJet ha fatto capire che quella notizia era una mega-cazzata, che non ci pensavano nemmeno lontanamente a fare una follia così.
Vabbè…
Comunque, il sabato mattina, come tutti sanno, viene dopo il venerdì sera e questo è stato, da subito, un grosso scoglio da superare. Mi chiedevo dove avrei mai trovato le forze e le energie per alzarmi dal letto e trovare le motivazioni giuste per uscire di casa. E andare a faticare. Gin tonic o t-shirt tecnica? Vodka lemon o sudore a vagonate? Sfida durissima.
Ci ho provato e il mio primo sabato all’aeroporto ho seriamente pensato che il mondo stesse impazzendo. C’erano, alle 9 del mattino, oltre 50 persone in mezzo al nulla, pronte a correre 17 km! E un paio di settimane dopo, ce n’erano molte di più per correre una distanza ancora più lunga. MA PERCHÉ?
Poi, dopo qualche settimana di allenamento, ho capito il perché.
La squadra con cui corro, il BiellaRunning (nella foto, hanno quasi tutti la felpa blu), non è una squadra ma è un gruppo che ti spinge. Non è un gruppo di persone ma è una catena umana che copre la distanza che devi percorrere. É quella dimensione che ti appaga, ti fa sentire parte di un gruppo (Maslow diceva che questo è un bisogno dell’uomo, mica scemo!), che a differenza degli altri sta correndo e non ti aspetta…
Per quanto la corsa sia una attività individuale e solitaria, quando corri pensi alla tua corsa ma pensi anche a quello che sta combinando il tuo “collega”. E sei contento se lui sta bene, e lui è contento se stai bene tu.
Il mio primo lungo l’ho corso con un gruppetto di 5 persone che avevano un ritmo per me raggiungibile che mi hanno incitato dal primo all’ultimo passo, senza che io chiedessi nulla! E ancora oggi è così.
La mia squadra è particolare perché non ci sono i fenomeni, o meglio ci sono ma i fenomeni non sono quelli che corrono forte ma quelli che ti fanno ridere e stare bene. Puoi correre a prescindere dal tuo tempo, dalla tua condizione fisica, dal tuo passato. Puoi correre con il BiellaRunning se hai voglia di correre, punto.
Gli allenamenti insieme sono un modo per confrontarsi continuamente, anche per competere e assaporare il sapore della sfida senza che ci siano particolari premi o obiettivi. Anche solo su una sessione di ripetute.
A 500 metri dall’arrivo della LMHM Andrea (al quale, scusate la nota personale, ricordo che ci piacerebbe si dotasse di smartphone e whats’app), un compagno di squadra che è venuto “solo” a tifare, mi urla “dai Christian che manca poco e sei sotto l’ora e trenta!”. Vi giuro che non esistevano altre parole che avrei voluto sentirmi dire. In sintesi, in pochi secondi una iniezione di adrenalina e di energia. A Firenze, durante la maratona, sempre Andrea ad un tratto si è infilato scarpette e tuta e ha corso direttamente con noi, per essere sicuro che sentissimo bene i suoi incoraggiamenti. E lui è un esempio, ce ne sono molti altri.
E’ vero, avere un coach è importante ma vi garantisco che l’avere una squadra con cui correre, con cui allenarsi, con cui condividere la fatica lo è altrettanto. Soprattutto se la tua squadra è così.
Pensateci bene, non correte da soli.
Questo post è assolutamente dedicato ai miei compagni di km.